mercoledì 23 luglio 2008

Casa

Non è stato facile mandare avanti questo blog durante i miei ultimi giorni a Pechino.
Soprattutto, non è stato facile trovare la pazienza per scrivere due righe, caricare una foto (e riuscire a pubblicarla) nella speranza di non trovare la pagina bianca subito dopo aver cliccato su "pubblica post".
La censura è snervante, dissuasisva, efficace. Tutto ciò di cui hai bisogno funziona poco e male, la normalità è un'eccezione e a poco a poco riesce a toglierti la voglia di comunicare con il mondo.

Io che ormai ero alla fine, la censura l'ho lasciata vincere, preferendo girare per la città piuttosto che cercare l'ennesimo espediente da hacker sfigato dell'ultim'ora.
Beijing, Tianjin, poi ancora la Muraglia a Simatai, le cene con gli amici, i saluti, le valigie, il ritorno a casa. Questo ho fatto. E non mi è sembrata una perdita di tempo.

Non credo abbia più senso parlare di Pechino e della Cina quando adesso mi trovo in Italia, non ero troppo adatto prima, non ho più la voglia né le capacità per farlo ora.
Non so bene come si faccia a chiudere un blog, è la prima volta che ne scrivo uno ma non credo di avere altro da aggiungere su questo.
Stop.

Ho bisogno di riprendere contatto con quello che ho lasciato un anno fa, la mia vita, la famiglia, i miei amici, persino i miei vestiti lasciati nell'armadio. Tutto mi sembra strano e al tempo stesso familiare. Ci metterò ancora qualche giorno per abituarmi definitivamente.
Ci metterò qualche mese in più, invece, per abituarmi a vivere in un Paese con il diesel che costa quasi due euro al litro.. e non solo.
Male che vada è sempre un buon pretesto per ripartire, anche se poi - lo so già - che nessun posto è come casa.

Grazie a chi è voluto intervenire nei miei post, grazie a chi ha buttato un occhio a un pò di quello che ho scritto, grazie a chi lo ha apprezzato e grazie anche a chi ci si è incazzato. Fa piacere avere qualcuno che ti stia a sentire quando hai tante cose da raccontare.

Sono alla fine davvero.
Un saluto a tutti e a presto.

micheleincina



Nel video: Rientro in Italia dopo una lunga assenza. Dal film "Bianco, Rosso e Verdone".

martedì 15 luglio 2008

Una settimana


Una settimana ancora e sarò di nuovo a casa.
Sono alla fine. Lezioni finite, diploma ritirato, feste, foto e saluti con amici che probabilmente non rivedrò mai più a cui - però - ho fatto molte promesse. Chi lo sa, magari ci sarà l'opportunità di rincontrarsi, prima o poi. Nel frattempo, preparo pacchi da spedire in Italia, gioco a tetris con la valigia e faccio il turista per la città. Finalmente direi, spero almeno di poter andare sulla muraglia prima del mio ritorno in Italia.

Un anno passato in Cina difficilmente si può riassumere in poche righe, io ci ho provato a raccontarlo in un blog ma non credo di esserci riuscito. Soprattutto, non credo di essere stato esauriente, la Cina è un universo talmente grande che mai e poi mai riuscirei - in una vita sola - a raccontare e a capire.
E se, tornando a casa dalla Cina mi si chiedesse "Allora, com'è questa Cina?" non saprei proprio come rispondere. Di certo, non potrei riassumere con un "Tutto bene" o "Tutto male" così come si fa di ritorno da una vacanza.

Ho visto cose belle e ho visto cose brutte. Cose migliori dell'Italia e cose molto peggiori. Ho imparato come si vive dall'altra parte del mondo, ho imparato a capire questa gente, la loro lingua, il loro modo di vivere.
Ho imparato cosa significa dittatura anche se non ho colto il suo confine con la democrazia. Nemmeno in posti lontani dalla Capitale.

La Cina è così, chi vuol credere mi creda, chi non ci crede può sempre venire a dare un'occhiata, magari lontano dalle solite guide turistiche e dai viaggi organizzati, lontano dai mercatini dei falsi e dai club di Chaoyang, lontano dai grandi hotel e dai ristoranti con i menu in inglese.
Di là, dall'altra parte delle lucine, a mangiare carne arrosto per la strada, a pedalare per la campagna, a fare due chiacchiere con un vecchietto rivoluzionario o farsi raccontare come funziona la Cina da un tassista.. Poi ancora perdersi negli autobus della periferia, mangiare nelle bettole da quattro soldi (e diarrea assicurata) e farsi riparare la bicicletta dal vecchietto sotto casa..
Bello davvero quest'altro mondo.



Nella foto: barbecue à Pekin

censura, censura, ancora censura




Ormai non me ne frega più niente, tra una settimana torno a casa e me la smetterò di cercare proxy, siti mirror e cazzate varie per poter vedere (e raccontare) dalla Cina ciò che vogliono nascondere.

Per la pubblicazione di un blog esiste un utile add-ons di Mozilla (Scribfire) scaricabile da qui. Ne esistono tanti in teoria, ma questo è abbastanza comodo, permette di gestire tutti i post con modifiche e aggiunte di immagini proprio come sto facendo io ora.

Per la visualizzazione si spera sempre nella funzionalità delle solite dritte di lostlaowai anche se - a 24 giorni dalle Olimpiadi - nulla davvero sembra poter aprire un sito di blogspot tranne il modesto visualizzatore di google.

Ormai io sono alla fine, ma immagino che a qualcuno potrà far piacere ripescare tutte queste informazioni.


LINK:
Scribfire
Lostlaowai
Visualizzatore pagine web di Google


Nella foto: editor di blogger.com visto dalla Cina

venerdì 11 luglio 2008

Alternative


Yangshuo è un villaggetto del Guanxi, regione tropicale a sud della Cina.
A me non è dispiaciuto, nonostante una presenza turistica - a tratti - irritante, ma magari chi non parla cinese lo può trovare molto affascinante.

Mentre la nostra italietta affoga in una crisi profonda ma - tutto sommato - sorniona e silenziosa, a Yangshuo cercano insegnanti di inglese.
Mi spiego meglio.
Mentre la noiosa estate catodica italiana starà già trasmettendo da tempo le più indispensabili banalità per affrontare questa (ma-guarda-un-po')-calda stagione, come l'anguria che si mangia sotto l'ombrellone, la gente che si lamenta dei prezzi del lettino, con i consigli del dietologo di mangiare le solite verdure e la solita frutta fresca, con le immagini della gente che smuove il giornale a mò di ventaglio, della gente che fa il bagno nelle fontane pubbliche, delle auto fisse in coda ai caselli autostradali durante il grande esodo e il grande ritorno - tutti - nella settimana di ferragosto... dicevo, mentre in Italia le informazioni dell'estate non vanno oltre il servizietto sul solito locale trasgressivo, trendy (e pure un pò scassamarroni) di Riccione, a Yangshuo cercano insegnanti di inglese.



Insegnanti per cinesi, mica docenti universitari. L'Asia tutta ha sete di inglese.
A Yangshuo - invece - hanno solo bisogno di gente che insegni ai cinesi come si vendono souvenir, come si scrivono i menu dei ristoranti a XiJie (West Street), come si fanno affari con gli occidentali. Hanno bisogno di gente motivata e squattrinata, vitto e alloggio gratuito, stipendio dai 400 ai 600 euro mensili per 20 ore di lavoro settimanali. Quattro ore al giorno per cinque giorni la settimana.
Si inizia come professori e si può finire col gestire un barettino in stile tradizionale.
Magari è niente, ma in Cina ciò che si guadagna vale dieci volte tanto. E il Guanxi è davvero un bel posto dove vivere, gente meravigliosa, clima estivo (quasi) tutto l'anno, campagna strepitosa puntellata di pan di zucchero come a Rio, risaie, fiumi e corsi d'acqua; non è mare e non è montagna, è tutto insieme e anche qualcosa di più, è eccezzionale e soprattutto.. è un'alternativa.



Personalmente ignoravo l'esistenza di una città come questa ma mi domando quante altre opportunità ci siano per tanti stranieri (e italiani) come me di vivere dignitosamente in questa parte di mondo senza annoiarsi e - soprattutto - facendo un enorme bagaglio di esperienze semplicemente viaggiando, osservando, parlando e lavorando.

Non ho mai pensato ad una qualche inferiorità linguistica con chi è inglese di madre lingua né ho mai pensato che l'inglese possa dimostrarsi una barriera linguistica per noi italiani.
Soldi, lingua e distanza sono alibi mentali che non reggono, una copertura per poter continuare a rimunginare entro i confini nazionali, senza sapere cosa c'è fuori, senza la curiosità di voler capire, senza la volontà di voler provare.

Provo invidia per questi giovani anglosassoni che già conoscono queste parti di mondo senza sforzarsi più di tanto, senza compiere imprese eccezionali, senza fare un gran parlare di sé.
E' nel loro DNA, già lo conoscono, già lo sanno, già lo considerano un'eventualità.
Gap Culturale. Probabilmente è un residuo della storia coloniale.
Loro è dai tempi dell'Impero che sono abituati a questa visione così nomade della vita. Noi è dal secondo dopoguerra che abbiamo il culo piantato nel salotto davanti al televisore. Prima scappavamo direttamente dall'Italia, ma oggi siamo pronti a prendere le impronte degli immigrati ancor prima di schedare i nostri parlamentari.



Quanti anglosassoni staranno sparsi per tutta l'Asia? Cina, Laos, Thailandia e tutta l'Indocina giù fino in Malesia e Indonesia, angoli incontaminati, paradisi naturali o semplici villaggi sperduti tra qualche risaia. Sole e caldo tutto l'anno, niente consigli per le vacanze intelligienti, niente tormentoni musicali dell'estate, niente Vip che si fanno fotografare al Billionaire.
Cosa chiedere di più?


Nelle foto: Yangshuo e la campagna circostante


LINK
- Censura pesante qui a Pechino, Blogspot funziona di nuovo a singhiozzo. Da lostlaowai.com (link) si possono scaricare i proxy per la visualizzazione e la pubblicazione dei post.
- Per chi volesse fare l'insegnante di inglese a Yangshuo, bucklandgroup.org o clic qui.


P.S. Ci sono altre teleminchiate degne di nota oltre ai consigli dell'esperto su come combattere il caldo? Scrivete vi prego, non ho il televisore..

martedì 1 luglio 2008

Pizza e Teriyaki



Stanco.
Quasi non me ne frega più di tanto se manca così poco al mio ritorno, quasi stavo per stancarmi di questa vita da studente, di questa scuola, di questo giugno che diventa luglio ma mi sembra più un ottobre, solo smog, nubi e pioggia.
La biblioteca quasi vuota, la gente al campus che viene e che va, gli esami.
Ancora una settimana e finirà l'ultima sessione. Ho lo stomaco a pezzi, nausea di fondo, sintomi di influenza, voglia di studiare pari a zero. Ma sono alla fine.

Apatico. Sarà il tempo.

La pioggia, vera o statale, non riesce a mandare via questa cappa, cielo grigio e aria pesante, ore di studio si intervallano a sonni profondi in biblioteca. Ma ci sono quasi.

Svogliato come non mai, è da qualche settimana che ordino per telefono le solite due-tre cose. Solo pizza e teriyaki. Almeno quello mi solleva il morale.

Di cibo cinese non ne voglio sentir parlare, al massimo vado sul sicuro e prendo l'arrosto al musulmano.
Resisti stomaco mio che è rimasto poco al mio ritorno.


Nella foto: Gennaio 2008 - Io, Myung Su e Lionel ad Hong Kong. E' da un po' che non torno a casa..