giovedì 28 febbraio 2008

Neologismi..



Nella foto: gli incredibili effetti dell'alcool su uno studente di cinese della BLCU.

c'è il vino (che fa atmosfera..)
c'è un tappeto (che anche quello fa atmosfera..)
c'è il fuoco (delle candele..o di un caminetto acceso 都可以!)
c'è l'acqua (o il vapore di una sauna)

capito CHI è, no? la risposta a questo link..

perchè succede spesso che quando sei al lavoro e vuoi rilassarti un attimo vai a fare la sauna però poi non lo sai che quando entri e c'è già tutto fumo ci dovrebbe essere qualcuno che purtroppo però tu non vedi perchè il vapore non ti fa vedere a oltre mezzo metro di distanza e succede spesso almeno da quelle parti di incontrare piedi e gambe che ti arrivano davanti e tu però non fai una piega perchè a queste cose ci sei abituato ma nonostante tutto aspetti che dal piede venga fuori anche la persona e in quel caso si trattava di una che conosceva bene il proprietario di questi piedi perchè infatti non ha fatto una piega nemmeno quando poi si è tolta l'asciugamano poi però questa pesona sapeva già come funzionano certe cose anche in passato faceva i film porno su raidue cioè non proprio su raidue però una volta è successo che hanno mandato in onda per sbaglio ma forse era un dispetto di un dipendente licenziato un film porno con lui che anche se non potrei dire il nome perchè è l'ideogramma dell'indovinello però credo che ormai abbiate capito tutti che sto parlando di Ridge di Beautiful e insomma quando hanno mandato in onda il film zozzo la gente non è che si è accorta all'istante dell'errore perchè succede spesso che ridge inizia beautiful con queste scene...

LINK:
youtube (1)
youtube (2)
altre parole nuove a questo sito (virtuosismi del cinese)

venerdì 15 febbraio 2008

大风 Vento



Beijing, notte, -8 gradi centigradi.
Dal vicino deserto arriva il Vento della Mongolia. E pure un pò di sabbia, ma per la tempesta perfetta si attende marzo. Come al solito.


Nella foto: biciclette al campus della BLCU

domenica 10 febbraio 2008

Ritorno a Pechino



Tornare a Pechino dopo aver "assaggiato" la primavera dello Yunnan (e perfino l'estate nel Xishuangbanna) è dura, specie se nella Capitale la temperatura di giorno non va mai oltre i -5 gradi..

Quando dal finestrino dell'aereo intravedo le luci della città, ho come un senso di "ritorno a casa", come se quelle strade dritte e ordinate e quei grattacieli senz'anima che svettano alti nel cielo chimicamente ripulito siano quanto di più rassicurante uno si possa augurare di ritrovare.
Sensazioni a caldo.

Il ritorno al campus è invece di una tristezza indicibile, finestre con le luci spente ovunque, negozi e ristoranti chiusi, perfino un Mc Donald's vuoto. In Cina. E' troppo.
Mi sistemo nella mia stanza e riprendo possesso di quello che avevo lasciato prima della partenza. Tra ieri e oggi non ho fatto altro che mangiare patatine, lavare vestiti, guardare film cinesi e dare un'occhiata ad un pò di cose di grammatica..


Fuori non mi ci avventuro nemmeno, fa ancora troppo freddo. E' un problema perfino uscire per andare a mangiare. Solo i cinesi rimasti in città si divertono ad ogni ora del giorno e della notte a fare esplodere petardi e fuochi d'artificio davanti alle loro case; la Festa di Primavera (Chun Jie) non è ancora terminata e durerà ancora per un paio di settimane. A loro che gliene può fregare del freddo?

E' da un paio di anni infatti che non c'è più il divieto di far esplodere petardi
nelle grandi città. Motivi di sicurezza. In passato - mi dicono - simulavano lo scoppio dei petardi facendo girare a tutto volume le cassettine pre-registrate dai mangianastri..
Altri tempi
, immagino.
Mi addormento tranquillo convincendomi che davvero, da due anni, i cinesi sono diventati - d'un tratto - un popolo civile e responsabile. E mica grazie alle Olimpiadi.

Evviva la Chun Jie!

giovedì 7 febbraio 2008

Capodanno a Jianshui

Jianshui è il posto ideale per entrare in contatto con lo spirito del Capodanno cinese, una festa tradizionale che viene dalla campagna, dai ritmi della natura, dal tempo delle cose.
Tutto intorno a Jianshui è campagna e la modernità è ancora un corpo estraneo di cui si avverte l'invadenza solo in certe zone del centro. Per il resto, la città dai tetti incurvati resiste bene alle varie iniezioni di progresso che la fanno somigliare a una qualunque altra città di questo Paese, con i quartieri commerciali uguali a Pechino o a Shanghai, con i negozi di telefonia mobile che si intervallano a distanza di cinque metri l'uno dall'altro, dove la cacofonia a tutto volume della peggiore musica occidentale è la migliore esca per i potenziali acquirenti.





Già dal primo pomeriggio di ieri si vedeva la gente scappare per le strade, chiudere le serrande dei negozi e rintanarsi a casa propria per prepararsi a festeggiare il Capodanno. Per la strada c'è una calma surreale, interrotta dagli scoppi dei petardi che si fanno via via più intensi al calare del sole. Restano solo venditori di fuochi d'artificio, petardi rossi e incensi.

E' b
ello vedere il Capodanno a Jianshui, in mezzo agli scoppi e alla gioia della gente, con l'odore forte della polvere da sparo nell'aria e i detriti rossi dei petardi sparsi ovunque per la strada.. era un passaggio di cui sinceramente sentivo la mancanza, come se quel 31 dicembre qualunque di qualche mese fa non fosse bastato a farmi percepire il nuovo anno, il tempo che passa, la fine di un periodo e l'inizio di un'altro.
Ne avevo bisogno.
La mia ignoranza in materia non mi permette di andare oltre, inizio l'anno del Topo con la sola speranza che sia un anno fortunato.

Dopo la mezzanotte io e Lionel siamo in un hutong proprio dietro al nostro hotel quando vediamo due ragazze cinesi lanciare petardi che esplodono in volo a pochi metri da noi. Inveisco "auguri" e "convenevoli" sorridendo nella mia lingua italica prima di conoscere il cuginetto di cinque anni, un piromane alto un metro che gira in casa con un accendino e un pallone di Maradona.. Ma è tutto a posto, è solo una famiglia di Jianshui che festeggia l'arrivo dell'anno del Topo.



Le ragazze ci invitano ad entrare nella loro casa (a patto che quel "coso" resti fuori) e ci presentano la famiglia al completo riunita per l'occasione, che ci offre qualcosa da bere e tabacco da fumare con la pipa di bambù (una delle diciotto stranezze dello Yunnan!). Sulla porta d'ingresso brucia lentamente un enorme incenso viola, mentre all'interno ci sediamo tutti a gambe incrociate sopra un letto di aghi di pino. E' una tradizione di cui neanche loro si ricordano bene il significato. Si chiacchiera, si beve, si impara di più che a leggere cento libri sulla Cina e si fanno le quattro della notte. Tre ore e mezza più tardi sono in un pullman per Gejiu con le due giapponesi - Shoko e Chie - sedute davanti a me. Lionel e le altre stanno ancora dormendo in hotel. Giustamente. Sono le sette del mattino.

Io ci provo inutilmente per tutta la durata del viaggio, in un continuo rimbalzare della testa contro il finestrino. Ci vogliono più di tre ore e un numero imprecisato di minibus, taxi "neri" (shirotaku) e tuk-tuk per raggiungere i Ti Tian, le risaie a terrazza lungo i pendii dello Yunnan, sopra le nuvole di Yuanyang e dei villaggi circostanti, ad oltre duemila metri d'altezza.




Nelle foto: risaie a terrazza nei dintorni di Yuanyang

Il colpo d'occhio lascia senza fiato, la sensazione è che le foto che scatto non riescano a catturare quello che vorrei, sono circondato da qualcosa di spettacolare, una meraviglia dell'ingegno umano vecchia di oltre mille anni coltivata dalla popolazione di queste montagne in simbiosi con la natura, senza invaderla, senza distruggerla, ma trasformandola. Il sole svetta alto sulle cime verdeggianti colme d'acqua mentre la nebbia sale lentamente dal fondovalle.. Un'occhiata è sufficiente a ripagare il tempo impiegato per arrivare e a giustificare quello che ci sorbiremo al ritorno: lo stesso viaggio a ritroso tra tuk-tuk, taxi "neri", minibus e due coincidenze di autobus da non perdere..

Tra un pò si va a mangiare qualcosa con gli altri.. dopo cena raccogliamo tutti i pezzi del viaggio e ci prepariamo al ritorno a Kunming. La capitale dello Yunnan è a tre ore e mezza d'autobus da quà, ma stavolta siamo solo di passaggio: alle due di domani parte il volo per il nostro capolinea, destinazione Pechino!


Link:
Terrace fields in Yuanyang (risaie a terrazza a Yuanyang)
Eighteen oddities in Yunnan (Le diciotto stranezze dello Yunnan)

martedì 5 febbraio 2008

Jianshui

Partiamo da Jinghong alle dodici di ieri, lasciandoci alle spalle una bellissima giornata da guardare attraverso il finestrino.. Diciotto ore ti logorano porcamiseria, è una di quelle cose che non vorresti siano vere, anche se poi le ore di viaggio si riducono a quindici, anche se la cuccetta dell'autobus non è neanche per scherzo paragonabile al sedile rigido di un treno, anche se la prima ora ti vola via veloce, grazie alla novità della situazione.

Guardi la mappa, vedi la strada che tutto sommato non è poi malaccio e ti domandi come cazzo fa un autobus a metterci così tanto tempo per arrivare.. Poi, lasciata Jinghong da qualche ora, vedi che la strada si stringe, che si fa tortuosa, che il pulmino pure in discesa non supera i cinquanta chilometri orari e che una cazzo di galleria questi ambientalisti cinesi proprio non l'hanno saputa costrure da queste parti..






Arriviamo a destinazione alle cinque del mattino, sbattuti come al solito ma con la notte ormai alle spalle. Siamo a Jianshui, una città "cinese" a metà strada fra Jinghong e Kunming (ma leggermente spostata ad Est). Dico cinese perchè non mi era mai capitato di vedere una città particolare come questa. Non è il solito villaggetto di montagna dove non c'è nient'altro che fango e case basse, non è neanche la Pechino delle prossime Olimpiadi, puttana delle multinazionali di mezzo mondo. Jianshui sembra un esperimento costruito alla larga dai turisti, ancora pochi da queste parti per via della scarsità di vie di comunicazione alternative alla strada. Magari lo è davvero un esperimento voluto dal governo per sviluppare una "cinesità" senza influenze dall'esterno.

Jianshui è una "cittadina" di cinquecentomila abitanti immersa in un compromesso tra passato e futuro. O per lo meno è quello che sembra. Fa strano non vedere un solo marchio straniero in una città come questa, non un negozio Nike, non un onnipresente Mc Donalds. Al loro posto c'è un'infinità di negozi-surrogati che vendono di tutto e di più, dai marchi puramente cinesi alle copie sfacciate (ma non identiche) delle firme internazionali. Jianshui è un piccolo "museo a cielo aperto", definizione esagerata per raccontare in due parole una cittadina ricca di testimonianze del passato più o meno autentiche. La via turistica è costellata da edifici tradizionali in parte ricostruiti da zero, ma ovunque se ne vedono di veri, con i tetti incurvati, l'erbaccia che cresce tra i coppi, le pareti di terra e il legno a vista.




Nella foto: bambù per fumare in vendita per la strada

E' come se in questo posto la Cina stessa si sforzasse di essere sè stessa, cercando di tirar fuori le proprie capacità quanto a creatività e intraprendenza. Chissà, magari è qualcosa destinato ad avere successo, ma ci credo poco.. Tra un pò anche da queste parti si stancheranno di questo puritanesimo da comunità Amish, completeranno l'allaccio autostradale e ferroviario e si chiederanno perché non possono essere americani pure loro. Come il resto dei cinesi che vive in Cina.

Magari era così anche Pechino fino a qualche decennio fa, con scorci di normalità tra le vie cittadine che ti danno l'impressione di vivere davvero dall'altra parte del mondo, senza l'aria preconfezionata dei centri commerciali, senza l'ansia da prestazione per sembrare la città "civile" che non è ancora, senza la sensazione del turista a Disneyland, con la gente che ti guarda come un pollo da spennare a tutti i costi. In inglese.

Da ogni parte si scorge una Cina dignitosa, non più puttana dei turisti a cui propinare le mascotte delle Olimpiadi.. A Jianshui giri per strada e sei invaso dall'odore forte del carbone, quello che non si sente più a Pechino, quello che fornisce il 70% dell'energia a questo Paese. Il carbone serve a scaldare le case, a scaldare il cibo, a dare energia elettrica e a far funzionare una città. Per il carbone, ogni anno muoiono migliaia di operai cinesi nelle miniere-trappole-per-topi. A Pechino con la scusa delle Olimpiadi se lo stanno dimenticando piano piano.. tra un pò non si vedrà più nessuno trainare un carretto di blocchi neri da bruciare nelle stufe, ma è questa l'altra Cina di oggi e non il condizionatore sparapolvere che spunta fuori da ogni finestra della città.
Jianshui è una città viva, una città vera, con la gente che non si fa problemi a sputare per terra, a girare con un pollo vivo o morto in mano (e il sacchetto della spesa in quell'altra) o a lavorare sul serio da facchino col bambù senza dover essere un'attrazione turistica. Perchè loro si limitano a vivere, non ad apparire.




Incenso al tempio buddhista. Incenso della Festa di Primavera per la strada.

Ma se qualcuno mi chiedesse se in un posto del genere ci vivrei, molto probabilmente risponderei di no. Si fa presto a criticare la modernità della Capitale, ma poi è difficile abituarsi alla Cina vera, con i ristoranti-bettole da diarrea assicurata (拉肚子的地方), senza l'alternativa di un posto "pulito" (non solo nei tavoli!), senza il KFC che ti salva la vita (o te la accorcia), senza il menù in inglese che ti propongono gli adescatori delle trappole per turisti a Sanlitun.

Magari è solo una questione di abitudine.. eppure il mio stomaco ne sta mangiando di merda in questi mesi..

domenica 3 febbraio 2008

Nei dintorni di Jinghong

La stazione dei pullman di Jinghong collega tutta l'area del Xishuanbanna con tratte giornaliere per i centri abitati della campagna circostante e per le ultime città di frontiera (siamo a trenta chilometri dal confine con Birmania e Laos), dove le strade "ufficiali" si interrompono. Solo da Menglà è possibile attraversare il Mekong e raggiungere il Laos e la Thailandia, mentre gli altri due Paesi dell'Indocina (Vietnam e Birmania) non sono - al momento - raggiungibili via terra per motivi di natura politica.
In quest'ultimo lembo di Cina i collegamenti si fanno via via più complicati: malgrado l'area in questione non sia particolarmente estesa, spostarsi da una città all'altra può impiegare anche diverse ore.. Strade sterrate e fangose dividono i villaggi agricoli nei dintorni, spesso nient'altro che polverosi ammassi di case tradizionali con al centro il piazzale per la fermata dei bus.

Venerdi, giornata di pioggia. Giriamo nel fango dei dintorni di Jinghong. I tassisti alla stazione dei pullman ci invitano a visitare costosi zoo delle minoranze etniche, ma non prima di averci portato fin lassù. E' il loro business, per pochi soldi ti portano a un'ora di curve da Jinghong e ti sbarcano davanti a fedeli ricostruzioni di villaggi Dai con biglietto d'ingresso dai 16 ai 20 euro. Salire sulla Grande Muraglia ne costa 4, ho il leggero sospetto che si prendano un bel pò di commissioni sui clienti che trasportano..
Arriviamo fino a Ganlanba poi rifiutiamo, litighiamo e scendiamo. Grazie per il passaggio ma preferiamo vedere un pò di vita reale. La città, il Mekong, la sua gente.

Ieri ci riproviamo alla volta di Menghai, ma stavolta alla stazione prendiamo l'autobus.
Menghai è il più grosso agglomerato agricolo delle vicinanze. E' per questo che ogni domenica vi si organizza il più grande mercato della zona, al quale partecipano numerose tribù della minoranza Dai e non solo. Per raggiungerlo arriviamo a Menghun, a un'ora e mezza di strada asfaltata tra le piantagioni di tè Pu'er, e quì passiamo la notte. D'ora in poi la strada si fa difficile.




Al centro: il nostro autista prima della partenza
Sotto: carne in vendita al mercato di Menghun


Il mercato di Menghun è grande e rumoroso, per raggiungerlo occorre svegliarsi presto la mattina e percorrere strade impraticabili per altre tre ore fino a destinazione. Fortunatamente la presenza di turisti è ancora bassa ed è per questo che la varietà dell'offerta è ancora principalmente rivolta alla popolazione locale.. si vendono tessuti per fare gonne e abiti tradizionali, ceste da lavoro (per la raccolta del tè), cappelli di paglia a cono, machete per tagliare il bambù e pezzi di ricambio per macchine agricole. Nel mercato coperto si vende di tutto: dalla verdura fresca, marcia o essiccata, al pesce, venduto ancora vivo nei sacchetti di plastica, alla carne, tagliata sul posto ed appesa a gocciolare sangue per la gioia delle mosche.
Ci limitiamo a mangiare banane. Come a Menghai.
Quì di automobili se ne vedono ancora poche. Ad eccezione dei pulmini (che attraversano a tutta velocità i dossi delle strade) gli unici "mezzi di trasporto" sono ancora carretti trainati da animali, tuk-tuk e trattori adattati alla meno peggio al trasporto di passeggeri.

Sulla via del ritorno osservo con curiosità il paesaggio, disseminato di astuti pascoli "al guinzaglio" e risaie, attraversiamo villaggi costruiti con terra battuta e mattoni, case di legno, templi e santuari. Dovunque si nota la presenza del bambù gigante, pianta tipica delle latitudini subtropicali che cresce bene al clima mite dello Yunnan. Gli abitanti di queste zone ne fanno un vasto utilizzo, preferendolo all'invadente plastica.. Ancora oggi il bambù ritenuto un ottimo materiale per costruire, lavorare, trasportare, fumare..







Sulla via del ritorno, una sosta ad un modesto tempio buddhista completa la giornata. Atmosfera distaccata, tranquilla e rilassata..
La sera rieccoci a Jinghong, pronti a lasciare la regione del Xishuanbanna e la sua estate. Oltre le montagne, quasi spariscono le risaie e le piantagioni di tè. Oltre le montagne si ritorna alla primavera, comunque migliore del gelo di Pechino. Ci aspettano 18 ore da buttare al cesso guardando il finestrino da un ennesimo autobus con le cuccette.

E lontano da Pechino mangia solo le banane!

venerdì 1 febbraio 2008

Jinghong (Xishuangbanna)

Biglietto da 16 euro, dodici ore di pullman con cuccette per dormire e il giorno seguente siamo a Jinghong, 700 chilometri più a sud di Kunming. Notte stellata fuori dal finestrino, arriviamo all'alba alla stazione dei pullman, fa ancora freddino. Si apprende che in tutto il sud del Paese non va poi tanto meglio, nevica perfino a Guangzhou. A Guangzhou cazzo, il sud della Cina a due passi dal mare!
Mi chiedo se c'è una via d'uscita da questo inverno tropicale..

Ci sistemiamo in un hotel per 1 euro e mezzo a notte, in un anno sono 400 euro. Trattabili. Ci penso sù un attimo.
Poi - come si fa giorno - possiamo finalmente godere delle piacevoli temperature estive del Xishuangbanna. Certo, ora siamo nella stagione fredda, piove spesso in questi giorni ma le temperature arrivano fino a 26-28 gradi e la natura che ci circonda è sempre verde e rigogliosa.. Bambù a perdita d'occhio sulle colline circostanti, palme da cocco, piantagioni di tè, canne da da zucchero e banane e risaie verdissime inondate dal bacino idrografico del Mekong.


Nella foto: Palma del Viaggiatore in un tempio buddhista. Sotto, i bambini al tempio



Foto di gruppo sul Mekong

Una cosa che mi ha incuriosito di Jinghong (come pure nel resto del viaggio) sono stati i turisti, per lo più anglosassoni.. Vabbè, magari saranno i soliti discorsi provinciali di un italiano, però fa strano vedere così tanta gente non più giovanissima con lo zaino in spalla che parte, guida Lonely Planet in mano, alla scoperta del mondo. Questa del viaggiare con lo zaino ("da straccione" diremmo noi), è un'idea che non piace al turista italiano comodone, che quando va in vacanza preferisce pagare il triplo pur di assicurarsi un'ospizio terribilmente noioso in cui passare la settimana di Ferragosto. Perché non si incontra spesso un backpacker italiano?
Va bene che gli italiani sono di meno rispetto alla popolazione anglosassone messa insieme (inglesi, americani e australiani), va bene pure che uno può smazzarsi il culo tutto l'anno e sognare un pò di pace per il periodo in cui va in vacanza, però fa strano che tra le massime aspirazioni di un turista nostrano ci sia ancora la vacanza all-inclusive, niente pensieri, niente avventura, niente imprevisti (tralascio i vari sogni erotici annessi e connessi...). Non che mi faccia schifo questa alternativa, anzi, però.. quanto mondo vero ci perdiamo per correre dietro a paradisi artificiali lontani anni luce dalla realtà?

Un'anziana coppia francese seduta di fianco al nostro tavolo pianifica la prossima tappa del loro viaggio.. Non sanno una parola di cinese e si adattano alla meno peggio pronunciando "alla francese" i nomi delle città di cui ci parlano, sballandoli completamente. Ma mi piacciono un casino. Uno direbbe, ma chi glielo fa fare alla loro età di cercarsi problemi in giro per il mondo senza capire una parola di ciò che gli sta intorno? Eppure è così, dopo aver lavorato una vita si concedono tutto il "tempo libero che gli rimane" per godersi la vecchiaia. Ho deciso, da vecchio sarò come loro!

Altri incontri, altra storia.. Durante il giro in bicicletta oltre il Mekong incontriamo una famiglia australiana in vacanza con cinque figli di età compresa fra i tre e i dieci anni (ma dai discorsi che facevano ho avuto l'impressione che ce ne fosse un'altro, più piccolo, rimasto in albergo). Forse sono una famiglia "insolita" anche dalle loro parti, però non capita spesso che una mamma italiana faccia pedalare i propri figli in mezzo alla strada di una polverosa città cinese.. Cinque figli sono tanti, magari c'avranno pure i soldi, può darsi, ma allora perchè non si fanno la vacanzona-zero-pensieri in qualche paradiso tropicale?
Venivano dalla Thailandia - sempre con lo zaino in spalla - e, risalendo il Mekong attraverso il Laos, erano arrivati fino al confine con la Cina ed oltre. Poi hanno detto che vedevano meglio dove andare.
Sticazzi!

Mi piace Jinghong, è bello attraversare in bici il ponte sul Mekong (in cinese, Lancang Jiang, 澜沧江), è bello gironzolare per la campagna circostante, coi tetti tipici in legno e foglie di palma ed è bello rilassarsi al Mekong Cafè in culo al freddo della Capitale.

La campagna, quella mi ha un pò intristito però.. con la sporcizia che si accumula ai lati delle strade sterrate mi ricorda certe zone dell'India, in cui il progresso è arrivato senza preavviso, senza il tempo di spiegare a questa gente che la foglia di banano gettata a terra si decompone in un giorno, mentre la bottiglia di plastica ci mette qualche secolo in più. E se la bruciano non fanno altro che peggiorare le cose. Vacche e galline brucano dallo stesso mucchietto di plastica, foglie e diossina. Mi domando se serva a qualcosa mangiare uova e pollo un'altra volta, magari tra una settimana, o magari a Pechino..
I bambini mangiano merendine impacchettate, gettano via la carta e danno il loro contributo.. ma non è colpa loro, nessuno è andato mai a spiegargli queste cose e comunque anche noi civilissimi italiani sappiamo bene che popolo siamo quando tagliano l'erba lungo le autostrade e sugli incroci delle nostre pulitissime città.

Nonostante questo, tutto intorno è davvero un belvedere, così fantastico eppure così normale. Jinghong è nient'altro che una piacevole città da girare a piedi o in bicicletta sulla riva sinistra del Mekong; niente in particolare da ammirare o visitare, solo un ennesimo punto di partenza per visitare la natura circostante. La città, animata da tuk-tuk e immersa in una vegetazione tropicale, ricorda solo vagamente di appartenere alla Repubblica Popolare Cinese, non fosse per gli ideogrammi che si vedono in giro, abbinati alla scrittura Thai. Ma Pechino è lontana dai confini dell'Impero.




Sotto: Al Mekong Cafè, Lionel ci insegna la tecktonik.. In Italia "purtroppo" dovrete aspettare ancora due-tre anni, se va bene. Nel frattempo, Francia vince sull'Italia 13 a 4, a breve i parziali.


Anche nello stile architettonico si intravede una differenza sostanziale tra i palazzoni di vetro che svettano in Cina e le molte eleganti costruzioni (pubbliche e private) che riprendono la forma dei tetti delle case tradizionali del Xishuangbanna e la varietà dei colori delle latitudini tropicali.
Per carità, ci sono anche i cinesissimi palazzi interamente rivestiti con le piastrelle bianche del cesso (中国厕所式大楼) o pretenziose opere d'avanguardia sfacciatamente kitsch dal vago gusto estetico (中国很特别大楼), però... forse il Xishuangbanna riesce a salvarsi da questo vuoto creativo che sta invadendo il resto del Paese. O almeno è quello che spero. Presumo che questa diversità sia stata preservata - almeno in parte - proprio dalla difficoltà dei collegamenti nella regione, un gap che però si sta rapidamente colmando visto lo stato dei lavori per la costruzione di una comoda autostrada e di un allaccio ferroviario con il resto del Paese.

Mi intristisco ancora di più pensando che anche questa parte di mondo farà la stessa fine del Tibet.


Link:
Cours de tecktonik (en français) - Youtube