domenica 3 febbraio 2008

Nei dintorni di Jinghong

La stazione dei pullman di Jinghong collega tutta l'area del Xishuanbanna con tratte giornaliere per i centri abitati della campagna circostante e per le ultime città di frontiera (siamo a trenta chilometri dal confine con Birmania e Laos), dove le strade "ufficiali" si interrompono. Solo da Menglà è possibile attraversare il Mekong e raggiungere il Laos e la Thailandia, mentre gli altri due Paesi dell'Indocina (Vietnam e Birmania) non sono - al momento - raggiungibili via terra per motivi di natura politica.
In quest'ultimo lembo di Cina i collegamenti si fanno via via più complicati: malgrado l'area in questione non sia particolarmente estesa, spostarsi da una città all'altra può impiegare anche diverse ore.. Strade sterrate e fangose dividono i villaggi agricoli nei dintorni, spesso nient'altro che polverosi ammassi di case tradizionali con al centro il piazzale per la fermata dei bus.

Venerdi, giornata di pioggia. Giriamo nel fango dei dintorni di Jinghong. I tassisti alla stazione dei pullman ci invitano a visitare costosi zoo delle minoranze etniche, ma non prima di averci portato fin lassù. E' il loro business, per pochi soldi ti portano a un'ora di curve da Jinghong e ti sbarcano davanti a fedeli ricostruzioni di villaggi Dai con biglietto d'ingresso dai 16 ai 20 euro. Salire sulla Grande Muraglia ne costa 4, ho il leggero sospetto che si prendano un bel pò di commissioni sui clienti che trasportano..
Arriviamo fino a Ganlanba poi rifiutiamo, litighiamo e scendiamo. Grazie per il passaggio ma preferiamo vedere un pò di vita reale. La città, il Mekong, la sua gente.

Ieri ci riproviamo alla volta di Menghai, ma stavolta alla stazione prendiamo l'autobus.
Menghai è il più grosso agglomerato agricolo delle vicinanze. E' per questo che ogni domenica vi si organizza il più grande mercato della zona, al quale partecipano numerose tribù della minoranza Dai e non solo. Per raggiungerlo arriviamo a Menghun, a un'ora e mezza di strada asfaltata tra le piantagioni di tè Pu'er, e quì passiamo la notte. D'ora in poi la strada si fa difficile.




Al centro: il nostro autista prima della partenza
Sotto: carne in vendita al mercato di Menghun


Il mercato di Menghun è grande e rumoroso, per raggiungerlo occorre svegliarsi presto la mattina e percorrere strade impraticabili per altre tre ore fino a destinazione. Fortunatamente la presenza di turisti è ancora bassa ed è per questo che la varietà dell'offerta è ancora principalmente rivolta alla popolazione locale.. si vendono tessuti per fare gonne e abiti tradizionali, ceste da lavoro (per la raccolta del tè), cappelli di paglia a cono, machete per tagliare il bambù e pezzi di ricambio per macchine agricole. Nel mercato coperto si vende di tutto: dalla verdura fresca, marcia o essiccata, al pesce, venduto ancora vivo nei sacchetti di plastica, alla carne, tagliata sul posto ed appesa a gocciolare sangue per la gioia delle mosche.
Ci limitiamo a mangiare banane. Come a Menghai.
Quì di automobili se ne vedono ancora poche. Ad eccezione dei pulmini (che attraversano a tutta velocità i dossi delle strade) gli unici "mezzi di trasporto" sono ancora carretti trainati da animali, tuk-tuk e trattori adattati alla meno peggio al trasporto di passeggeri.

Sulla via del ritorno osservo con curiosità il paesaggio, disseminato di astuti pascoli "al guinzaglio" e risaie, attraversiamo villaggi costruiti con terra battuta e mattoni, case di legno, templi e santuari. Dovunque si nota la presenza del bambù gigante, pianta tipica delle latitudini subtropicali che cresce bene al clima mite dello Yunnan. Gli abitanti di queste zone ne fanno un vasto utilizzo, preferendolo all'invadente plastica.. Ancora oggi il bambù ritenuto un ottimo materiale per costruire, lavorare, trasportare, fumare..







Sulla via del ritorno, una sosta ad un modesto tempio buddhista completa la giornata. Atmosfera distaccata, tranquilla e rilassata..
La sera rieccoci a Jinghong, pronti a lasciare la regione del Xishuanbanna e la sua estate. Oltre le montagne, quasi spariscono le risaie e le piantagioni di tè. Oltre le montagne si ritorna alla primavera, comunque migliore del gelo di Pechino. Ci aspettano 18 ore da buttare al cesso guardando il finestrino da un ennesimo autobus con le cuccette.

E lontano da Pechino mangia solo le banane!

0 Comments: