Tempi duri per la comunità internazionale qui a Pechino. Non che io me la passi male per ora, tutt'altro: mi basta fare un giro nelle zone più gettonate dalle mandrie di turisti occidentali per constatare che la "benevolenza" del venditore cinese non viene mai meno, neppure in circostanze particolari come queste.
Da quando la fiaccola olimpica ha "vacillato" in quel di Parigi, da queste parti si è alzato infatti un polverone diplomatico dagli effetti imprevedibili. La stampa italiana sembra ignorare completamente la vicenda, incentrando giustamente l'attenzione sul più importante vincitore dell'edizione del Grande Fratello e sulle notti brave di certa gente che sulla voce "Professione" della carta di identità c'ha scritto "tronista".. (ma che cazz!?#@?&!!).
Dicevo, mentre i giornali italiani affogano nella noiosa mediocrità nazionale, da tutt'altra parte di mondo la Cina non ha ancora chiuso le recenti faccende diplomatiche in sospeso.
Tutta colpa della Francia, a quanto pare, che non ha saputo proteggere il Sacro Fuoco Olimpico. O almeno questa è la teoria predominante avanzata negli ultimi giorni dall'opinione pubblica più nazionalista del Paese.
La Cina, offesa e denigrata dalle indignate coscienze di cartapesta di mezzo mondo, è finalmente passata all'attacco, sparando a zero sui media internazionali per aver gestito male le notizie provenienti dal Tibet. Ma c'è dell'altro.
Dopo gli eventi che hanno sconvolto Lhasa e il successivo "incidente" parigino, infatti, organi di informazione, siti internet e semplici blogger - cinesi - hanno preso di mira la Francia (e tutto l'occidente più in generale) per l'ostilità dimostrata nelle dichiarazioni di boicottaggio del presidente Sarkozy, per la "mancata difesa della Fiaccola" e per le accuse rivolte all'operato del Governo che ancora piombano dalle associazioni freemiocuggino-friendly di tutto il mondo.
Manifestazioni di protesta più o meno spontanee inneggianti (anche) al boicottaggio commerciale sono avvenute ed avvengono tutt'ora in numerose città del Paese, davanti a sedi diplomatiche e culturali francesi e ad attività commerciali dai nomi "ambigui", primi fra tutti i negozi della catena di supermercati Carrefour. Alcuni ignari hanno invece scassinato un negozio della pseudo-panetteria koreana Tous Les Jours. Su quest'ultima notizia ci si può fare una risata. Per la faccenda del Carrefour, se tutto corrisponde, mi risparmierò un bel quarto d'ora di fila alle casse la prossima volta che ci andrò a fare la spesa.
Questa caccia alle streghe nei confronti dello straniero è - per molti aspetti - ben vista dal Governo cinese, che vede in questa rinnovata spinta nazionalista un'ulteriore motivo di coesione del Paese.
Da quasi-spettatore (italiano) osservo con attenzione l'evolversi dei fatti, facendo considerazioni a caldo sulla maturità di una cultura, sulla malleabilità dell'opinione pubblica e sulla repentinità dei cambiamenti. Blogger e internauti si sfogano in ogni modo sull'evolversi dei fatti, in un dibattito a senso unico non disdegnato dal Governo. Mi stupisce la facilità con cui ci si può mettere contro un quinto della popolazione mondiale, molto spesso senza neppure aver aperto bocca, molto spesso senza nemmeno condividere certe scelte.
Scelte che fanno i leader ma che poi pagano i popoli.
Onestamente, sono un pò stanco di questi eccessi da una parte e dall'altra, con le accuse da discorsi al bar e le ripicche da prima elementare.
Da "terra della libertà" che davvero era (almeno) per gli stranieri, la Pechino di oggi si sta rapidamente trasformando in una trappola dalla molla facile. Retate e arresti nei quartieri del divertimento, controlli più intensi, più polizia militare in giro, zone off-limits per stranieri, incursioni nei vari appartamenti degli studenti stranieri e arresti, limitazioni nell'estensione e nel rilascio dei visti, boicottaggi commerciali.
Poi ancora, sabato scorso vedo sul cellulare di un'amica mia francese un sms (da chi, non saprei) in cui le viene consigliato di fare attenzione a "frange violente" di manifestanti cinesi e poliziotti armati fuori controllo (?) potenzialmente pericolosi.
Non so quanto durerà ancora questa storia contro gli occidentali, buona parte dei cinesi è molto attaccata alla propria bandiera e le offese che le sono state mosse in questi giorni le stiamo pagando (in qualche modo) noi ora.
Al di là di tutto mi viene da riflettere sul fatto che i cinesi, al Governo, non hanno mica gente che si permetterebbe di bruciare la bandiera nazionale o anche "solo" di volercisi pulire il culo..
Si, lo so, sto invidiando una dittatura, ma sarò grave io, o state messi peggio voi?
Da quando la fiaccola olimpica ha "vacillato" in quel di Parigi, da queste parti si è alzato infatti un polverone diplomatico dagli effetti imprevedibili. La stampa italiana sembra ignorare completamente la vicenda, incentrando giustamente l'attenzione sul più importante vincitore dell'edizione del Grande Fratello e sulle notti brave di certa gente che sulla voce "Professione" della carta di identità c'ha scritto "tronista".. (ma che cazz!?#@?&!!).
Dicevo, mentre i giornali italiani affogano nella noiosa mediocrità nazionale, da tutt'altra parte di mondo la Cina non ha ancora chiuso le recenti faccende diplomatiche in sospeso.
Tutta colpa della Francia, a quanto pare, che non ha saputo proteggere il Sacro Fuoco Olimpico. O almeno questa è la teoria predominante avanzata negli ultimi giorni dall'opinione pubblica più nazionalista del Paese.
La Cina, offesa e denigrata dalle indignate coscienze di cartapesta di mezzo mondo, è finalmente passata all'attacco, sparando a zero sui media internazionali per aver gestito male le notizie provenienti dal Tibet. Ma c'è dell'altro.
Dopo gli eventi che hanno sconvolto Lhasa e il successivo "incidente" parigino, infatti, organi di informazione, siti internet e semplici blogger - cinesi - hanno preso di mira la Francia (e tutto l'occidente più in generale) per l'ostilità dimostrata nelle dichiarazioni di boicottaggio del presidente Sarkozy, per la "mancata difesa della Fiaccola" e per le accuse rivolte all'operato del Governo che ancora piombano dalle associazioni freemiocuggino-friendly di tutto il mondo.
Manifestazioni di protesta più o meno spontanee inneggianti (anche) al boicottaggio commerciale sono avvenute ed avvengono tutt'ora in numerose città del Paese, davanti a sedi diplomatiche e culturali francesi e ad attività commerciali dai nomi "ambigui", primi fra tutti i negozi della catena di supermercati Carrefour. Alcuni ignari hanno invece scassinato un negozio della pseudo-panetteria koreana Tous Les Jours. Su quest'ultima notizia ci si può fare una risata. Per la faccenda del Carrefour, se tutto corrisponde, mi risparmierò un bel quarto d'ora di fila alle casse la prossima volta che ci andrò a fare la spesa.
Questa caccia alle streghe nei confronti dello straniero è - per molti aspetti - ben vista dal Governo cinese, che vede in questa rinnovata spinta nazionalista un'ulteriore motivo di coesione del Paese.
Da quasi-spettatore (italiano) osservo con attenzione l'evolversi dei fatti, facendo considerazioni a caldo sulla maturità di una cultura, sulla malleabilità dell'opinione pubblica e sulla repentinità dei cambiamenti. Blogger e internauti si sfogano in ogni modo sull'evolversi dei fatti, in un dibattito a senso unico non disdegnato dal Governo. Mi stupisce la facilità con cui ci si può mettere contro un quinto della popolazione mondiale, molto spesso senza neppure aver aperto bocca, molto spesso senza nemmeno condividere certe scelte.
Scelte che fanno i leader ma che poi pagano i popoli.
Onestamente, sono un pò stanco di questi eccessi da una parte e dall'altra, con le accuse da discorsi al bar e le ripicche da prima elementare.
Da "terra della libertà" che davvero era (almeno) per gli stranieri, la Pechino di oggi si sta rapidamente trasformando in una trappola dalla molla facile. Retate e arresti nei quartieri del divertimento, controlli più intensi, più polizia militare in giro, zone off-limits per stranieri, incursioni nei vari appartamenti degli studenti stranieri e arresti, limitazioni nell'estensione e nel rilascio dei visti, boicottaggi commerciali.
Poi ancora, sabato scorso vedo sul cellulare di un'amica mia francese un sms (da chi, non saprei) in cui le viene consigliato di fare attenzione a "frange violente" di manifestanti cinesi e poliziotti armati fuori controllo (?) potenzialmente pericolosi.
Non so quanto durerà ancora questa storia contro gli occidentali, buona parte dei cinesi è molto attaccata alla propria bandiera e le offese che le sono state mosse in questi giorni le stiamo pagando (in qualche modo) noi ora.
Al di là di tutto mi viene da riflettere sul fatto che i cinesi, al Governo, non hanno mica gente che si permetterebbe di bruciare la bandiera nazionale o anche "solo" di volercisi pulire il culo..
Si, lo so, sto invidiando una dittatura, ma sarò grave io, o state messi peggio voi?
Se chiedessi a tutti i miei cinesi di battere un piede a terra allo stesso tempo, l'altra parte del mondo passerebbe un gran brutto momentoMao Zedong
- E’ un mondo spietato figliolo! Bisogna tener duro fino a quando passerà questa mania della pace”Full Metal Jacket
- “Signorsì, Signore”