sabato 1 marzo 2008

Chimica delle Olimpiadi 1: l'inquinamento



Pechino l'Olimpica si prepara all'arrivo dell'estate mostrando a tutti quello che di più ovvio e naturale ci si aspettava di trovare da tempo: aria pulita.

Oddio, non è che da un giorno all'altro l'aria della città più inquinata del mondo sia diventata limpida, però bisogna ammettere che da un pò di tempo a questa parte ce ne sono stati di cambiamenti.
Ricordo ancora la mia prima volta in Cina, tre anni fa, l'arrivo a Pechino a notte fonda dopo un volo di 10 ore. La sensazione iniziale è una foto che ancora oggi rimane nitida nei miei ricordi: il caldo appiccicoso, l'aria umida e afosa, l'autostrada vuota e silenziosa illuminata dalle luci arancioni dei lampioni spartitraffico, gli scheletri di cemento dei palazzi in costruzione, le facciate annerite di quelli già vecchi dopo due anni e .. la nebbia.
Allora con l'ingenuità di uno che in fondo in fondo spera davvero sia così, l'ho chiamata nebbia. Il giorno dopo ho scoperto che quella coltre di fumo giallognolo stagnante sulla città era wuran (污染), l'inquinamento.

A Pechino ovunque anda
vi c'era quella nebbia, sempre, costantemente. Vedere il sole era un'eccezione rara di qualche giorno al massimo, la città grigia di trent'anni prima era magari più luccicante rispetto al passato, ma restava sbiadita nei desolanti paesaggi marziani che si ripetevano ad ogni isolato, nel grigiume dei palazzi di cui non riuscivi a scorgere la fine e nella visibilità per le strade di appena un centinaio di metri..
Certi giorni potevi sentire perfino il sapore dell'inquinamento, giorni più cupi degli altri, con l'aria giallognola intrisa ovunque da una inevitabile patina oleosa.

" Oggi c'è l'inquinamento " annunciavano (quasi festose) le insegne dei ristoranti con l'aria condizionata accesa al massimo " bevete il nostro tè speciale contro il mal di gola ".

Leggevo su That's Beijing (e ritrovo scritto quà e là su internet) che respirare l'aria di Pechino equivaleva - tre anni fa - a respirare il fumo di 70 e più sigarette al giorno. Magari oggi sarà la metà. Che sono pur sempre due pacchetti.

Così me la ricordavo Pechino prima di tornare per la seconda volta, con la paura di dover passare un anno in una camera a gas senza via di scampo.
Oggi il cielo di Pechino è azzurro, come ieri, come la settimana scorsa, come da un bel pò di tempo a questa parte e nonostante la pioggia stenti ancora a cadere, non credo di ricordare una giornata particolarmente inquinata. Forse c'è stata, ma davvero si tratta di eccezioni. Continuo a pensare se davvero non siano i miei ricordi ad essere annebbiati.


Sarà che manca poco alle Olimpiadi, ma da queste parti a far bella figura non ci pensano due volte. A proposito, stamattina ero convinto di aver visto da qualche parte quanti giorni esatti mancano alle Olimpiadi.. forse sul giornale, forse sul tabellone elettronico all'incrocio dell'uscita del terzo anello della tangenziale, forse in TV, forse su quel tabellone simile ad un vecchio segnapunti da pallavolo appeso ai cancelli della scuola.
E a sapere che ogni giorno, tra le mansioni dei soldatini cinesi (paladini della sicurezza nel campus) c'è anche la voce "
scalare il conto alla rovescia alle Olimpiadi " mi si scalda il cuore.
Comunque sia i giorni saranno centocinquanta o giù di lì.

Pechino quasi non sembra più la città più inquinata del mondo che era fino a qualche anno fa, non fosse per l'odore che resta sulle mani dopo aver girato in bicicletta, per la polvere che si accumula velocissima dovunque per la stanza (anche con le finestre chiuse), per l'olfatto anestetizzato che non sente più gli odori e per altri piccoli particolari ancora.

Effettivamente tre milioni di automobili e un'acciaieria (da poco spostata altrove) non sono proprio l'ambiente ideale per attrarre atleti da tutto il mondo.. E pensare che una volta da queste parti c'erano solo biciclette (o quasi).
Oggi di biciclette se ne vedono sempre meno, le strade di Pechino (come del resto, anche della Cina) sono sempre più invase da ogni sorta di mezzo a motore, che si tratti di auto, moto, risciò o scooter poco importa, ormai anche in una città pianeggiante come questa sono tutti stanchi di pedalare con le proprie gambe.

E' un sollievo sapere che una parte di quei mezzi motorizzati a due e tre ruote utilizza energia elettrica ma è triste vedere come oggi, solo gli anziani e gli studentelli come me hanno ancora il tempo da perdere per andare su una bicicletta. Gli altri, sfrecciano veloci nelle loro auto nere dai vetri oscurati.


[continua...]

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