giovedì 17 gennaio 2008

La più onesta delle dittature



Leggevo qualche giorno fa su internet questa frase di Charles Bukowski e ho pensato subito alla Cina:

"La differenza tra la democrazia e la dittatura è che nella prima ti fanno votare poi ti danno ordini, mentre nella seconda non ti fanno perdere tempo a votare"


Niente di più vero. Magari è solo così che deve andare. E non va poi tanto male.
Tutto il mondo si sbatte tanto contro la Cina per avere maggiore rispetto dei diritti umani e più democrazia (e magari anche l'abolizione della pena di morte.. ma mi sembra che anche un grande esportatore della democrazia abbia ancora oggi questa pratica). Ma davvero è questo quello di cui la Cina ha bisogno? Che senso avrebbe ora e oggi una Cina democratica?
Un Paese che per migliaia di anni si è lasciato governare da un Imperatore.. un Paese che ha trovato nella dittatura comunista l'unica occasione di orgoglio e di riscatto dal secolare giogo coloniale delle potenze occidentali in Cina e in Asia.. un Paese abituato a marciare veloce proprio perchè non vuole perdere tempo in dibattiti e opinioni dissonanti.. un Paese che, per come stanno andando adesso le cose, non ha bisogno di inversioni di tendenza. Che senso avrebbe una democrazia ora?

Forse sto dicendo tante cazzate, ma non ne sono ancora sicuro. Probabilmente la democrazia sarebbe tanto necessaria quanto inutile; avrebbe senso per buona metà di quella Cina che nessuno, realmente, ancora conosce, ma sarebbe fasulla e sconveniente allo sviluppo economico e all'abbassamento della soglia di povertà.
Magari è il mio punto di vista "privilegiato" che mi porta a dire questo.. ma magari anche no! Vivo a Pechino con la consapevolezza che la mia visione di questo Paese è falsa come un manifesto della propaganda comunista degli anni Cinquanta: la Cina non è certamente la prossima sede delle Olimpiadi, non è la Shanghai della finanza, nè il Guangdong delle grandi fabbriche. La Cina è anche questo, ma è per buona parte un Paese estremamente povero che ancora povero rimane.

Per questo "Paese nel Paese", una democrazia farebbe poco o niente. La democrazia è (in teoria) l'espressione di un popolo, ma in un Paese come la Cina, la democrazia sarebbe soprattutto espressione del potere. E il potere ce l'ha chi povero non è. Funziona così anche in Italia, no?

Se mai un giorno arriverà la democrazia in questo Paese, non ci sarà nessuna svolta storica, nè rivoluzione.. sarà - più o meno - quello che i cinesi si sorbiscono ora, ossia il perpetuo ricambio generazionale di un'oligarchia politica con radici nelle imprese del boom economico. Meglio sperare in un regime benevolo che esser presi per il culo da elezioni fasulle. Meglio la più onesta delle dittature che la più ipocrita delle democrazie.

Poi, se un giorno la Cina - come del resto anche l'Italia - vorrà cambiare per davvero, tanto meglio. Ma per ora questa Cina mi ha convinto, mi riprendo il mio dollaro!

In alto: discussioni sulla fava di Like a Virgin e sulle mance
Dal Film "Reservoir dogs - Le Iene" di Quentin Tarantino (1994)

1 Comment:

随心 随性 随行 said...
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